Un buon pasto abbondante, la palpebra comincia a calare, ci vorrebbe un bel riposino…. All’improvviso dalla cucina arriva un profumino… che attira… che risveglia, ed eccola qui, una bella tazzina di caffè nero fumante, un sorso… ed è come bere la pozione magica di Asterix. Il sonno svanisce, si risvegliano le membra. La mente è lucida e soprattutto torna il sorriso….. ma se invece quella che state per bere fosse una “ciufèca”?
Con questo termine si indica, in genere, una qualsiasi cosa sgradevole da bere o da mangiare. Ecco venire alla mente quel caffè “lasco” (come annacquato), riscaldato o che sa di “posa”. Il vino adulterato o “spunt’acìto (che comincia a inacidirsi e a trasformarsi in aceto). Qualsiasi bevanda scadente. Per estensione con “ciufèca” si indica anche un intrigo, qualcosa di non funzionante o una persona incapace. ciufèca ciufèca ciufèca ciufèca ciufèca
Si sa, il dialetto napoletano è una di quelle lingue non scritte. Derivato e perfezionato dal continuo incrocio di dominazioni e commerci tra Napoli e tutti i popoli del Mediterraneo. Costruito su termini di derivazione greca, araba, latina, francese e spagnola. Il dialetto napoletano è un esperanto ante-litteram. ciufèca
Infatti l’etimologia di “ciofèca” è da ricercarsi nella parola araba “sciafèk” (cosa scadente o vile in genere) o dal greco “kofos” (entità insulsa, priva di sapore e freschezza). Esisterebbe anche una eventuale discendenza da “cufeos”, termine con cui i greci chiamavano un forte aroma egiziano, sgradito alle altre popolazioni. ciufèca
Nel dubbio bevo un altro sorso dalla tazzina. Comunque sia, spero che il vostro caffè non sia una vera “ciufèca” o ancora peggio “nu zug e sciuscell” ciufècaciufècaciufèca
Mi hanno sempre affascinato queste parole, a parte quelle “recenti” di derivazione francese, inglese e spagnola, ma le parole di derivazione diretta da romani, greci, fenici, arabi, parole che erano in un uso anche 1000 anni fa, ti fanno capire anche l’apertura mentale sempre avuta dal nostro popolo, persa però negli ultimi decenni. (U’ sciamarr, u’ sciabbek and so on)