In genere si pensa all’autunno come ad una stagione triste e grigia. La macchia caprese, proprio in questa stagione, svela una vitalità sorprendente, e un mix di colori e profumi inebriante. Il finocchietto selvatico avvolge col suo aroma avvolgente delle curiose palline vellutate dai colori sgargianti, i corbezzoli.
…è proprio di questi tempi che fa bello sfoggio di sè una delle piante principali della macchia. I corbezzoli da noi sono chiamati “sovera” o sorba pelosa.
Si tratta di un alberello dal tronco nodoso sempreverde di 1-10 m d’altezza. Le foglie di un bel verde scuro lucente. I fiori numerosi si presentano a grappolo, di colore bianco o bianco-roseo, a forma di calice rovesciato. Ma quello che più attira l’occhio è il frutto. Una grossa bacca, con la superficie esterna ricoperta da numerosi tubercoli. Sfumature di colore che passano a seconda della fase di maturazione dal verde la giallo e infine al rosso vivo.
Una delle particolarità dei corbezzoli è che sulla pianta convivono nel bimestre ottobre-novembre fiori e frutti… un autentico spettacolo
Il corbezzolo è albero molto importante per l’economia della macchia. Ha una notevole capacità di rigenerazione e adattamento che conferisce una buona resistenza al passaggio del fuoco e ai tagli indiscriminati, per questo è tra le prime essenze a riprendere l’attività biologica limitando fenomeni dannosi come il dilavamento del suolo e l’ingresso di specie aliene infestanti. I frutti, poi, maturano a ridosso dell’inverno, un periodo di magra. Diventano così preziosa fonte di sostentamento per gli uccelli, stanziale e migratoria, che con le feci favorisce la dispersione dei semi.
Localmente le radici dei corbezzoli erano adoperate da alcuni artigiani per intagliare o forgiare oggetti artistici come fornelli per pipe, manici per bastoni e ombrelli, posaceneri e soprammobili vari. Un anziano riferisce che per realizzare questi oggetti era necessario far bollire il legno che così assumeva una notevole plasticità e, perciò, poteva essere facilmente lavorato. Viceversa, ultimato il lavoro, il manufatto diventava freddo e assumeva una notevole durezza e resistenza ai tarli. L’attività di intaglio del corbezzolo è oggi pressoché estinta.
Alcuni boscaioli tra Capri e la penisola sorrentina raccolglievano le frasche del corbezzolo, per venderle ai fiorai che le utilizzano per confezionare corone insieme al mirto e all’alloro.
In passato le massaie, custodi della cultura contadina ricavavano dai frutti una fantastica marmellata. Chi scrive ha avuto la fortuna di assaggiarla e vi assicuro che è qualcosa di indescrivibile.
Il nome corbezzolo deriva dal latino volgare corbitjus, incrocio dal lemma mediterraneo (preindoeuropeo) corba sopravvissuto nell’Italia settentrionale e del latino arbuteus, derivato da arbutus, anch’esso lemma di origine mediterranea (Preindoeuropeo). Nei dialetti dell’Italia meridionali il termine corba è diventato sorba e/o sovera
Dal nome greco del corbezzolo (κόμαρος – pron. kòmaros) derivano molti nomi dialettali della pianta e anche il nome del monte Conero, promontorio sulle cui pendici settentrionali sorge la città di Anconai, e la cui vegetazione è appunto ricca di piante di corbezzolo.
Conosciuta fin dai tempi dei Romani questa pianta è diventato un simbolo nel campo dell’araldica; infatti oltre, naturalmente, che in quello della città di Ancona, il corbezzolo è presente nello stremma della città di Madrid (un’orsa poggiata su di un albero di corbezzolo). Il poeta latino Ovidio cita il corbezzolo descrivendo la vita nell’età dell’Oro ; il Divin Poeta gli dedica un verso della Divina Commedia in contrapposizione al dolce fico.
« ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico. » |
(Dante, Inferno, XV, 65-65) |
Il poeta Giovanni Pascoli dedicò al corbezzolo una poesia. Infatti nel Risorgimento il corbezzolo, proprio a causa dei colori che assume in autunno, uguali a quelli della bandiera nazionale, era considerato un simbolo del Tricolore.
Insomma una pianta apparentemente anonima ma con una storia millenaria, tale da far esclamare – utilizzando le parole di Totò – “Corbezzoli!!!”