È fernut a zezzenell

Ti sei divertito abbastanza? Passate bene le vacanze? Queste sono le classiche domande a cui si risponde con un “È fernut a zezzenell'”Per chi non “bazzica” il dialetto napoletano la traduzione più adeguata sarebbe “è finita la pacchia”. In questo modo di dire, però, si ritrovano riferimenti alla vita quotidiana e alla storia del nostro paese. La zezzenella è un diminutivo della parola “zizza”, termine con cui si identifica la mammella. Da una parte c’è la mammella grande o zizzona – celebre la zizzona di Battipaglia, enorme bocconcino di bufala dalla forma molto esplicativa – dall’altra la mammella piccola “zezzella” o “zezzenella”. Per estensione la “zezzenella” si riferisce al periodo dell’allattamento dei bambini o degli animali. Un periodo spensierato, durante il quale l’unica preoccupazione del fortunato è solo quella di succhiare il nutrimento messo a disposizione, a volontà, dalla propria madre. Ecco che nel momento in cui l’allattamento finisce, si comincia a fare sul serio.

Ma il termine “zizza”? Una parola che non ha radici latine (mammia, uber, papilla, queste le traduzioni che hanno dato origine a ben altri sostantivi). E allora quale delle tante dominazioni che Napoli ha avuto nei secoli ha lasciato la “zizza” nel dialetto campano e di gran parte del sud Italia? Si tratta stavolta dei longobardi, padroni dell’intera penisola dopo il disfacimento dell’Imparo Romano, e che rimasero in Campania lungamente (fino al 1000 circa). Nella lingua longobarda si riscontra il termine zizza, probabilemente a sua volta derivato dal tedesco “zitze” col significato di capezzolo.

Ecco un’altra dimostrazione della grande fonte di conoscenza e approfondimento storico e culturale che un semplice termine dialettale può ispirare.