Un simpatico musetto baffuto fa capolino dall’acqua, due occhietti neri e profondi ci osservano diffidenti per sparire velocemente nell’acqua brulicante di pesci saporiti…. non ha mica tempo da perdere lei, deve accumulare un bel po’ di riserve di grasso, se vuole arrivare pronta la momento fatidico, che aspetta da più di un anno
Pensare che fino a un secolo fa una scena del genere sarebbe stata possibile tra le acque attorno a Capri. Pare che proprio ai primi decenni del secolo scorso risalga, infatti, l’ultimo avvistamento di una foca monaca a Capri.
Animale strano e raro – ma non più rarissimo, per fortuna – nel Mediterraneo, la foca monaca ha popolato nei secoli scorsi le coste del Mediterraneo, e ha avuto, col nome di bue marino, parecchie grotte e antri dedicati sulle coste italiane. Solo a Capri ci sono, infatti, sia la Grotta del Bue Marino che lo scoglio cosiddetto del Monacone, dove ci piace immaginare decine di foche stese a crogiolarsi al sole caldo della primavera caprese.
Lontana parente di alcune specie presenti nelle Hawaii e nei Caraibi (qui purtroppo si è estinta in maniera definitiva), pare sia arrivata nel Mediterraneo proprio dai Caraibi seguendo il corso della Corrente del Golfo del Messico che trasporta acque calde tropicali verso il nord Africa; sebbene le foche monache abbiano percorso un tempo notevoli distanze, esse conducono una vita sedentaria. Trascorrono la maggior parte del tempo in acque poco profonde, vengono a riva solo durante il giorno per distendersi al sole e subito parte l’associazione con i bagnanti che dopo un lauto pranzo a base di pesce vicino al mare, fanno la pennichella stesi al sole sulla spiaggia.
Infatti anche la foca si nutre di pesci e molluschi (sgombri, polpi, sogliole, ecc.) in quantità sempre maggiore man mano che si avvicina al momento in cui dovrà partorire il cucciolo (uno ogni due anni) perchè dal momento del parto per alcuni mesi rinuncia a nutrirsi e si dedica totalmente allo svezzamento del nuovo arrivato… Questo grande consumo di pesce le ha messe in cattiva luce nei confronti dei pescatori, che le vedevano come concorrenti e facevano in modo di eliminarle quando le vedevano avvicinarsi fameliche alle reti cariche…
Per fortuna una rinnovata attenzione per questa specie e per il mare e i suoi abitanti in generale sta facendo risalire il numero di esemplari avvistati in Italia – per ora principalmente in Sardegna e alle Egadi – e chissà se un giorno non potremo vedere quel simpatico musetto sbucare tra le acque basse dello Scoglio delle Sirene