Uno dei contorni più saporiti e semplici della tradizione contadina partenopea, ha origine tra le fertili “pezze” (i terreni terrazzati con muretti a secco) ricche di verdure, ortaggi e fiori che gratificano la vista di chi va passeggiando tra le periferie alte (Tiberio, Matermania e Cesina), tra i viottoli di Marucella o Veruotto fino a Palazzo a mare… oppure tra i terreni che da Anacapri centro scendono dolcemente a ovest, scaldati dagli infuocati tramonti di punta Carena…
Normalmente si tende a credere che i friarielli siano un modo di cucinare le cime di rapa, ma non è proprio così… provate a chiedere a un napoletano se le cime di rapa sono i friarielli e sicuramente vi riderà in faccia.
In pratica i friarielli sono le infiorescenze appena sviluppate sulla pianta della cima di rapa, molto utilizzate in preparazioni alimentari tipiche della cucina napoletana e della cucina romana (a Roma sono chiamati broccoletti). Vengono consumati, sotto altri nomi (ad es. rapini, broccoletti, broccoli di rape, broccoli friarielli) anche in altre zone d’Italia, in Galizia (Spagna) e Portogallo.

Passato il periodo di raccolta, le cime di rapa fiorite danno un tocco di colore giallo ai giardini primaverili
Secondo alcuni il nome friariello deriva dal castigliano “frio-grelos” (broccoletti invernali), mentre altri ritengono che derivi dal verbo napoletano frijere (friggere). Per friarielli si intendono anche, sempre in dialetto, i peperoncini verdi dolci, detti puparulille friarielli (conosciuti anche come “friggitelli” nel Lazio), i quali vengono anch’essi consumati fritti.
Una volta erano coltivati anche nella città di Napoli, in particolare sul Vomero, che era infatti noto come “‘o colle d’ ‘e friarielle“.
Quindi la differenza consiste nel fatto che i friarielli sono la parte più tenera, i rametti più piccoli e nuovi della pianta, mentre le cime di rapa sono tutto il resto; questa differenza si percepisce soprattutto nel sapore.
i friarielli son meno amarognoli, molto più dolci e teneri delle cime di rapa, quando si puliscono hanno pochissimo scarto quasi nullo ma per conservare queste caratteristiche devono essere freschissimi, colti e cucinati in giornata, al max il giorno dopo, se questo non avviene essi diventano come le cime di rapa, perdendo dolcezza e assumendo un sapore leggermente più forte, son tanto dolci e teneri da sembrare quasi cotti con un pizzico di zucchero, niente retro gusto leggermente amaro o forte.

Appena sciacquati, messi in padella con aglio ,olio e peperoncino diventano un contorno scoppiettante
Il modo migliore per prepararli, come già detto, è di soffriggerli; dopo averli sciacquati si buttano in padella con olio, aglio e peperoncino, continuando, poi, la cottura con la padella coperta. Si possono mangiare da soli o in accompagnamento a una buona salsiccia con finocchietto… magari “a pont e curtièll”; da non sottovalutare come alternativo condimento per la pasta (orecchiette o farfalle) o l’abbinamento tutto campagnolo con i fagioli bianchi cannellini… una vera bomba!!!