Questa è una storia che sa di sale e di musica. Come spesso succede dalle nostre parti, anche il guarracino è protagonista di una vicenda che va oltre la biologia e diventa poesia…
Solo una cultura come quella napoletana riesce a trasformare un pesciolino piccolo, brutto e neanche buono da mangiare nel protagonista di una canzone.
Ma andiamo per ordine….
Il guarracino è un pesciolino tipico e assai diffuso nelle acque del Mediterraneo e soprattutto sulle coste rocciose. Per gli amanti della scienza ci riferiamo a quello che in lingua italiana è conosciuto come castagnola (nome scientifico Chromis chromis, pesce d’acqua salata appartenente alla famiglia Pomacentridae).
La colorazione può essere marroncina (Chromis chromis) o rossa (Castagnola rossa, Anthias Anthias), dimensioni piccole (15-16 cm massimo). Il guarracino presenta un corpo ovale, schiacciato, con bocca piccola ed occhi grandi. I giovani hanno una colorazione blu elettrico, mentre gli esemplari adulti la perdono gradatamente con la crescita per diventare marrone scuro o nerastri con file longitudinali di macchioline più chiare sui fianchi. La colorazione può variare: i maschi in frega o fregola (fase frenetica di corteggiamento) sono molto scuri.
Il guarracino si cattura in abbondanza ma le sue carni sono scadenti e non hanno nessun interesse economico o gastronomico. Al massimo può far parte di una frittura di paranza o una zuppetta di pesce. Trascorre la vita tra fondali rocciosi o si aggira in banchi sparsi a mezz’acqua sulle praterie di posidonia, oppure se ne incontrano in grotte, crepacci e ambienti ombreggiati. Diciamo che il guarracino preferisce il buio.
Sarà questo il motivo oppure qualcosa di più misterioso, ma tant’è che a questo pesciolino, che qualcuno potrebbe definire insignificante, è stata dedicata nel’700 addiritttura una canzone.
Infatti O Guarracino è una celebre canzone in napoletano al ritmo di tarantella della fine del ‘700 di autore ignoto.
La canzone narra una vicenda di amori e liti tra pesci.
Il guarracino si innamora della sardella, ex fidanzata dell’alletterato che, a causa della soffiata della patella, viene a sapere del nuovo amore e scatena una rissa tra avverse fazioni di pesci. La lite si estende a tutti i pesci del vicinato che se ne danno di santa ragione. La canzone non termina in modo compiuto, perché al cantante manca il fiato, perciò chiede ai presenti di concedergli una bevuta ristoratrice alla salute dei convenuti. Nella canzone sono enumerati, in dialetto napoletano, i nomi di numerose varietà di pesci, molluschi e crostacei. Per chi lo desidera qui è possibile leggerne il testo completo.
Questa associazione tra il guarracino e la musica è entrato nella cultura popolare napoletana, tanto da dare il nome a locali notturni e taverne. Chi non ricorda la celebre taverna caprese “Il Guarracino” dove turisti di tutto il mondo e “vitelloni” locali davano mostra delle proprie tecniche di corteggiamento. Ai tempi della dolce vita caprese, con le musiche della canzone classica napoletana in sottofondo, al Guarracino nascevano storie di una notte o di una vita.
Al guarracino, o meglio al suo pescatore (il guarracinaro) è dedicata una secca (grosso scoglio sottomarino) tra lo scoglio Monacone e i Faraglioni, meta gradita dagli amanti della subacquea.
Infine Guarracino è anche un cognome abbastanza diffuso sull’isola, a testimonianza ulteriore del grande legame tra questo pesciolino e la tradizione caprese.