La sciuscella è il modo in cui nel dialetto napoletano viene chiamato un frutto e, in generale l’albero da cui nasce, che pur essendo poco vistoso, si è rivelato nei secoli utilissimo per l’economia contadina che era alla base della vita della Capri “pre-turistica”, si tratta del carrubo.
Originario dell’Arabia, il carrubo è presente in tutti i paesi che affacciano sul Mediterraneo e soprattutto in Italia meridionale; si tratta di una pianta rustica, poco esigente, che cresce bene in terreni aridi, e anche molto calcarei; ha una crescita lenta e molto longeva. Infatti il Carrubo può vivere molti secoli, ha un tronco robusto, grosso e tortuoso con corteccia ruvida, rossiccia o grigiastra e la sua bella chioma sempreverde irradia ombra e frescura nei torridi mesi estivi.
Il termine sembra derivare dal latino iuscellum, che significa “brodetto”, in riferimento a uno dei modi in cui venivano cotti i frutti, le carrube.
I frutti della sciuscella, chiamati carrube o vajane, sono dei grandi baccelli, spessi e cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, marrone scuro a maturazione; presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento.
La sciuscella è conosciuta come pianta della sopravvivenza, in particolare in alcune zone era l’unico cibo disponibile dopo un periodo di siccità – i nostri nonni la ricorderanno sicuramente come surrogato del cioccolato in tempo di guerra – ma soprattutto è conosciuta come pianta medicinale per le proprietà (opposte) in quanto lassativa (se è fresca) e astringenti (secca).
I semi ridotti in farina vengono utilizzati nella preparazione di prodotti per la pasticceria (per esempio la farina di carrube, che ormai si trova anche nei supermercati) , mentre più banalmente le sciuscelle, private dei semi vengono utilizzati per l’alimentazione del bestiame.
A capri sciuscella è diventato anche sinonimo di un tipo di pane che assomiglia come forma al frutto del carrubo.
Un ulteriore curiosità è l’epiteto di sciuscella con cui è conosciuta quella Port’Alba napoletana che, per noi studenti in cerca di libri di testo usati e nuovi, era meta fissa ogni anno di questi tempi… ebbene la presenza di parecchi alberi di carrube nei dintorni della porta fece sì che i napoletani la chiamassero Porta Sciuscell.
Ah, dimenticavo…. per sugo di sciuscella (pronuncia “zug’ i sciuscell'”) si intende un caffè leggero, annacquato, un po’ come il quayoyo sudamericano o il classico caffè americano, che a qualcuno può piacere, ma a noi puristi ricorda un po’ un brodino di sciuscella, lo “iuscellum” appunto….insomma una vera e propria ciufèca