Le giornate diventano finalmente calde e lunghe, è domenica, le campane suonano a festa e la piazza pullula di rami verdi che oscillano. A ben guardare dai rami di ulivo spuntano una miriade di oggetti, palummielli, crecette e confetti, che rendono ancora più frizzante questa mattinata di festa.Le festività pasquali, come tutte le ricorrenze religiose, sono vissute al sud con partecipazione emotiva ma anche molto fisica. Infatti in ogni regione e città ci si ingegna per creare oggetti e rituali che entrano a far parte del folklore e si differenziano da quelle vicine. Qualcuno potrebbe dire che il popolo ha bisogno di associare un mistero religioso, che è un concetto filosofico e spirituale spesso di difficile comprensione a chi non ha una cultura adeguata, a un oggetto o a un’abitudine.
Qualcun’altro risponderebbe che le festività religiose cristiane sono volutamente state sovrapposte a quelle preesistenti pagane. (Natale e la nascita del dio Sole, festa pagana del solstizio d’inverno; la Candelora e la festa della dea Februa e, evidentemente, la Pasqua e la rinascita primaverile, ecc. ecc.).
Forse la verità è che il nostro entusiasmo cerca la sua soddisfazione in ogni occasione possibile. Quello che a noi interessa, quindi, è descrivere e approfondire il significato e le fattezze di questi “ninnoli”.
I palummielli (trad. colombini) sono, appunto, delle piccole colombe stilizzate che addobbano rami di ulivo o palme intrecciate. Più che della forma o l’abbinamento, la cosa più interessante è il materiale di cui sono fatte. Incredibilmente si tratta della linfa dei rami di fico! Già da un mesetto, nei giardini, gli esperti contadini hanno eseguito la potatura degli alberi da frutto estivi, e il fico rientra in questa saporita categoria. I rami dritti sono conservati e messi da parte. Qualche settimana prima di Pasqua, si sezionano dividendoli in parti di una decina di centimetri. Uno stecco del diametro giusto viene spinto all’interno del rametto di fico e se ne fa uscire la linfa. Il cilindro che ne fuoriesce ha la consistenza e la malleabilità della gomma. Con l’abilità delle mani si incrociano tre cilindretti di linfa in modo da creare la forma del nostro palummiello, simbolo delle festività pasquali. Infine si fissa il colombino sul filo di ferro e si decora con striscioline di carta colorata. Non ci resta che posizionarlo sul ramo di ulivo o di palma e correre in piazza per ricevere la benedizione di questo antico lavoro artigianale.
Le crocette, invece, sono formate da un intreccio di strisce di foglie di palma. In realtà costituiscono una piccola parte del lavoro della cosiddetta palma intrecciata, che consiste nella lavorazione di un rametto intero. Questo manufatto è diffuso in gran parte di Italia e in Spagna e, nello specifico, in tutti i paesi dove cresce la palma nana. Anche il Papa riceve in dono ogni anno una palma intrecciata per celebrare la funzione della Benedizione delle Palme. Chiaramente, con la strage di alberi dovuta alla dannosa espansione del punteruolo rosso, questo cimento di manualità, pazienza e fantasia è sparito dalle piazze. Per fortuna esistono luoghi, da Castelsardo in Sardegna ad Alicante in Spagna, dove questa tradizione viene promossa e divulgata in musei dedicati. Però a me piace ricordare le crocette perché di esse si occupavano i bambini. Sono sicuro siano in tanti i miei coetanei che assolvevano con orgoglio e impegno a questo compito, mentre i grandi riuniti in gruppo intrecciavano la palma tra una chiacchiera e un racconto antico. Era un primo passaggio per essere introdotti a una delle tradizioni del mondo dei “grandi”.
Una variante interessante e “zuccherosa” di palma è diffusa in tutta la penisola sorrentina e in altre parti di Italia dove abbonda la materia prima di cui è composta. In questo caso il nome non è proprio adeguato, vista la totale assenza della palma. Si tratta infatti, di un manufatto basato sulla composizione di confetti. Sicuramente si tratta di un tipo di lavorazione per famiglie altolocate che si potevano permettere si sfoggiare e comprare una composizione di confetti al posto di un ramo di palma intrecciato. Nel particolare ogni confetto viene infilzato con un filo di ferro e si trasforma in un petalo. L’insieme dei petali, intrecciati e alternati con foglie di carta colorata danno vita a rami colorati che ricordano il pesco o il mandorlo. Una tentazione fortissima per i bambini, che spesso, una volta tornati a casa, dovevano inventarsi scuse originali per giustificare misteriosi “assalti” che li avevano costretti a “sacrificare” più di un petalo.
Rimanendo nell’ambito goloso di queste tradizioni, come non citare gli altri “accessori commestibili”? Omini di pane e maialini di formaggio ornavano le palme dei veri buongustai. Non era raro vedere, spesso già prima della benedizione, queste piccole bontà profumate sventolare mutilate sui rami di impazienti piccoli fedeli, tanto…. si sa… la benedizione arriva lo stesso.