
Ci sono due teorie legate all’origine della pastiera, dolce ricco e profumato… e come spesso capita nella nostra cultura…. una ha origini pagane e una religiosa.
Secondo la leggenda, il popolo di Napoli volle ringraziare la sirena per avere scelto la loro città come sua dimora. Pensarono quindi di portarle in dono 7 doni: farina, ricotta, uova, grano cotto nel latte, fiori di agrumi, spezie e zucchero. Ognuno di questi elementi ha un suo significato simbolico, legato all’abbondanza, alla fertilità, alla multietnicità e alla dolcezza.
La sirena Partenope gradì moltissimo questi doni. li mischiò e ne fece questo dolce unico.
Invece la seconda versione per l’origine della pastiera esce dal mondo del mito ed entra nella storia.

E qui i riferimenti storici continuano con un aneddoto legato alla famiglia reale di Re bomba e consorte.
Pare che lquesta prelibatezza riuscì a scalfire l’espressione sempre ombrosa della regina Maria Teresa d’Austria. Infatti che solo davanti a una pastiera la moglie di Ferdinando II (il re bomba cosiddetto) si lasciasse sfuggire un leggero sorriso (cosa rarissima per una donna soprannominata la “Regina che non ride mai”).
Poi mille sono le teorie su quale ingrediente sia il migliore per ottenere una pastiera perfetta.
Il grano precotto o cotto in casa, l’aggiunta o meno della crema pasticciera, cannella sì o cannella no.
Quello che è sicuro è che va cucinata il Giovedì Santo e lasciata riposare.
Altro accorgimento è quello di lasciare la pastiera nello stampo utillizzato per la cottura – il cosiddetto ruoto, per non rovinare la pasta frolla.
Ultimo accorgimento è quello di non mangiarne troppa il giorno di Pasqua, ma di lasciarne almeno un paio di fette per la festa del giorno dopo… la Pasquetta