Il sughero, la Grotta e il muschio, il Bambinello, De Filippo e De Crescenzo, le mani antiche e nodose di anonimi artigiani, la terracotta e l’odore di colla…. ecco finalmente giunta l’ora di preparare il presepio

A prima vista sembra tutto messo con un ordine casuale, ma in realtà nel presepe ogni elemento e personaggio ha un suo posto e un suo ruolo
Questi sono solo alcuni elementi che ci riportano a quel mondo di tradizioni che porta il nome di “presepio napoletano”. Innanzitutto il nome: presepe o presepio? Entrambe sono accettate e appartengono all’uso corretto della lingua italiana, perché derivano dalla volgarizzazione del termine latino “praesaepe” (con dittongo) o “praesepe” (senza dittongo); praesepíre significa ”circondare con una siepe”, quindi “proteggere”. Il sostantivo “praesepe”, neutro della terza declinazione, genitivo praesepis, indica in origine il “recinto per le bestie”, poi “stalla” e mangiatoia”. presepio
Le prime testimonianze di presepi si hanno tra il 1000 e il 1300, ma è tra Seicento e Settecento che si aggiunge la caratteristica teatralità piena di simbologie che rende quello napoletano “il presepe” per antonomasia. presepio
Io ogni presepe degno di questo nome ci devono essere una serie di elementi e personaggi che hanno un loro significato ben preciso. presepio
La grotta, simbolo del grembo materno, è legata, anche in molti culti precristiani, all’idea della rinascita e del trionfo sulla morte. In genere si trova al centro, nel luogo più basso e rappresenta un confine tra la luce e le tenebre. Infatti la grotta rappresenta un luogo magico e pagano (una grotta era la porta d’accesso all’Ade, il tenebroso mondo degli inferi per la mitologia greca e romana, una grotta era il luogo dove si trovava la Sibilla cumana e una grotta era quella creata dal poeta Virgilio, nelle sue vesti di mago, in una sola notte per mettere in collegamento Pozzuoli con i paesi vicini…). La tradizione vuole Gesù nato in una grotta a partire dal II secolo in Oriente e da IV in Occidente, soppiantando la tradizione della Natività avvenuta in una stalla o capanna. presepio
Il castello che troneggia su un’altura rappresenta il potere di Erode; le colonne e i ruderi antichi sono lo specchio della civiltà pagana giunta ormai al tramonto, che la nuova fede riesce a redimere. Il fuoco simboleggia la forza vitale e insieme le capacità artigianali dell’uomo; gli alberi si richiamano all’idea della forza naturale, della crescita, della sapienza (come l’albero biblico del Bene e del Male); presepio
Il mulino, davanti al quale siede spesso una vecchietta che fila, è immagine del tempo che passa e che s’incarna nel filo della vita, già nella mitologia greca tessuto dalle Parche.
Il mercato: Nel presepe napoletano del ‘700 le varie attività lavorative rappresentano come in un’istantanea i principali commerci che si svolgono lungo tutto l’anno. Le scene di mercato e i cesti di frutta e verdura richiamano il sogno di abbondanza di chi conosce bene la fame. Quindi è possibile interpretare arti e mestieri come personificazioni dei mesi seguendo questo schema:
Gennaio: macellaio o salumiere
Febbraio: venditore di ricotta e formaggio
Marzo: pollivendolo
Aprile: venditore di uova
Maggio: una donna che vende ciliegie
Giugno: panettiere
Luglio: venditore di pomodori
Agosto: venditore di cocomeri
Settembre: contadino o venditrice di fichi
Ottobre: vinaio
Novembre: venditore di castagne
Dicembre: pescivendolo presepio
Il ponte: chiaro simbolo di passaggio ed è collegato alla magia. Alcune favole napoletane raccontano di tre bambini uccisi e seppelliti nelle fondamenta del ponte allo scopo di tenere magicamente salde le arcate. Rappresenta quindi un passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. presepio
Le scene in cui si colloca la fontana, egualmente ricorrenti, sono rappresentazioni magiche, relative alle acque che provengono dal sottosuolo. Nelle favole popolari la fontana è luogo di apparizioni fantastiche o di incontri amorosi. presepio
La donna alla fontana, inoltre, è attinente alla figura della Madonna che, secondo varie tradizioni, avrebbe ricevuto l’Annunciazione mentre attingeva acqua alla fonte.
Il forno: evidente richiamo alla nuova dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel momento dell’Eucarestia, oltre a rappresentare un mestiere tipicamente popolare. presepio
L’osteria: Riconduce, in primo luogo, ai rischi del viaggiare. Di contrasto, proprio perché i Vangeli narrano del rifiuto delle osterie e delle locande di dare ospitalità alla Sacra Famiglia, il dissacrante banchetto che in esse vi si svolge è simbolo delle cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare. presepio
Il fiume: L’acqua che scorre è un simbolo presente in tutte le mitologie legate alla morte e alla nascita divina. Nel caso della religione cristiana, essa richiama al liquido del feto materno ma, allo stesso tempo, all’Acheronte, il fiume degli inferi su cui vengono traghettati i dannati.
Il pozzo: collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, la sua storia è ricca di aneddoti e superstizioni, che ne fanno un luogo di paura. Una su tutte, quella per la quale un tempo ci si guardava bene dall’attingere acqua nella notte di Natale. Si credeva che quell’acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l’avesse bevuta. presepio
I personaggi e il loro valore simbolico
Poi ci sono i singoli personaggi, ciascuno dei quali è portatore di uno specifico significato. Il Bambinello, la Vergine (che nei presepi più antichi era sdraiata, come una donna mortale partoriente, e non inginocchiata), San Giuseppe, gli angeli, i magi e i pastori fanno parte del racconto del Vangelo. Gli altri sono aggiunte di valore simbolico. presepio
Il macellaio, associato al sangue e alla morte, incarna il diavolo. presepio
I mendicanti richiamano i defunti che implorano la preghiera dei vivi.presepio
La zingara, che sa leggere il futuro, preannuncia un destino spesso sinistro, in questo caso la sua presenza è simbolo del dramma di Cristo. Infatti porta con sé un cesto di arnesi di ferro, metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissione. presepio
La donna col bambino, Stefania, è viceversa simbolo di serenità. La leggenda raccontava che, essendo vergine ed essendo vietato alle vergini di andare a venerare Gesù neonato, essa avvolse in fasce una pietra fingendo che fosse un neonato. Alla pietra per miracolo Gesù bambino diede vita, facendola starnutire, nacque così Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre. presepio
Benino o Benito : Questa figura è un riferimento a quanto affermato nelle Sacre Scritture: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”. Il risveglio è considerato inoltre come rinascita. Infine Benino o Benito, nella tradizione napoletana, è anche colui che sogna il presepe e – sempre nella tradizione napoletana – guai a svegliarlo: di colpo il presepe sparirebbe.
Il pescatore: è simbolicamente il pescatore di anime. Il pesce fu il primo simbolo dei cristiani perseguitati dall’Impero Romano. Infatti l’aniconismo, cioè il divieto di raffigurare Dio, applicato fino al III secolo, comportò la necessità di usare dei simboli per alludere alla Divinità. Tra questi c’era il pesce, il cui nome greco (ikthys) era acronimo di “Iesùs Kristhòs Theoù Yiòs Sotèr” (Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore). presepio
I due compari: i due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, sono la personificazione del Carnevale e della Morte. Infatti al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio indicato come “A Capa ‘e zi’ Pascale” al quale si attribuivano poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto. presepio
Il monaco: viene letto in chiave dissacrante, come simbolo di un’unione tra sacro e profano che si realizza nel presepe napoletano. presepio
La meretrice: Simbolo erotico per eccellenza, contrapposto alla purezza della Vergine. Si colloca nelle vicinanze dell’osteria, in contrapposizione alla Natività che è alle spalle. presepio
I re magi: Rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. In questo senso va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole. Come è chiaro anche dall’immagine del crepuscolo che si scorge tra le volte degli edifici arabi. In origine rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano rispettivamente l’Europa, l’Africa e l’Asia. La parola magi è il plurale di mago, ma per evitare ambiguità si usa dire magio. Si trattava di sapienti con poteri regali e sacerdotali. Il Vangelo non parla del loro numero, che la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, oro, incenso, mirra, cui è stato poi assegnato un significato simbolico. Le soluzioni estetiche adottate per il posizionamento dei Magi sulla scena sono molteplici, spesso originali ma tutte artisticamente valide. presepio
…e non mancano neppure riferimenti più o meno espliciti ad antichissimi culti pagani. Come quello di Demetra e Kore, dee greche della fertilità, alle quali allude la donna che dà da mangiare alle galline. Invece Ciccio Bacco, seduto su una botte, richiama il vino dell’Eucarestia, ma anche Dioniso o Bacco, dio del vino e della vita gaudente. presepio
Parallelamente, nella scenografia del presepe si introducono sempre più spesso personaggi che non hanno nulla a che fare con la Natività. Essi trasformano il presepe in uno spaccato della vita napoletana del tempo. Entrano, oltre ai tradizionali pastori, anche animali, artigiani, commercianti, scene di taverna, musici, soldati, mendicanti. Architetture moderne, resti antichi che riflettono le recenti scoperte archeologiche (del Settecento sono i ritrovamenti di Pompei e Paestum).