Ecco a voi l’incredibile storia d’o purtuall. Un nome che racconta un viaggio che dall’Italia arriva fino all’estremo oriente. Poi torna bruscamente nel più occidentale dei paesi europei per poi ripassare dal punto di partenza.
O purtuall, in dialetto napoletano altro non è che l’arancia. Questo frutto diffuso e apprezzato in tutto il mondo, oltre a essere un autentico concentrato di salute, nasconde nel nome la storia di millenni di viaggi e commerci tra l’Oriente e l’Occidente.
Le arance come frutto erano già conosciute dai romani, nella loro versione amara. Gli arabi prima come importatori dall’Oriente e poi come coltivatori, qualche secolo dopo, introdussero nel bacino del Mediterraneo la coltivazione dell’arancio. Infatti il nome che portarono insieme al frutto, naranja, derivava dal farsi (o persiano) narang.
Questo nome, a sua volta, veniva dal sanscrito narangah, imparentato con l’antico indiano naarinja, da cui derivano i termini usati per indicare questo frutto in India e Sri Lanka. A seguire ci sono il malayalam naaranga, l’hindi e l’urdu narangi e il Tamil naram.
Fu così che in Europa furono introdotti un frutto dal sapore amaro e parole come lo spagnolo naranja, il portoghese laranja, il francese orange, l’italiano arancia e persino il catalano taronja, che ritroviamo uguale nel dialetto sardo. Il termine giapponese e coreano (orenji), così come il turcomanno (narynç) e l’armeno (narinch) è possibile siano derivati direttamente dalla radice centroasiatica.
Nel 1500 i portoghesi, il popolo più occidentale del continente europeo, sfruttando le capacità dei propri grandi navigatori raggiunsero le terre d’oriente attraverso la circumnavigazione dell’Africa e aprirono un nuovo canale commerciale per i tanti prodotti che arrivavano in Europa.
Dall’oriente, i portoghesi portarono, tra le altre cose, una nuova varietà di frutto, l’arancia dolce. Iniziarono a introdurla nel bacino mediterraneo da occidente, attraverso lo stretto di Gibilterra. Fu così che per gli altri popoli europei il frutto iniziò a essere conosciuto con il nome del paese dai cui apparentemente proveniva. Addirittura gli arabi stessi oggi lo chiamano burtuqall.
La versione aranch è rimasta in alcuni dialetti a indicare ancora soprattutto la versione amara. I greci, che fino a quel momento usavano il termine nerancion (νεράντζιον) e che chiamano ancora neratzi la varietà amara, iniziarono a chiamarla portokali. Questo termine è passato agli albanesi (portokalli) e ai rumeni (portocala). Termini simili si sono diffusi in Turchia (portakal) e fino all’Azerbaidjan (portağal). In Etiopia ed Eritrea (lingua tigrigna: birtekwan). Oggi in Iran il frutto si chiama purtuqal. In Italia, accanto al termine ufficiale arancia, ci sono le varianti dialettali. Si sente parlare di pattualli a Catania, di portaiall a Foggia e di portugai a Bergamo e il nostro caro purtuall napoletano.