Prati colorati di un verde brillante, punteggiati di fiori bianchi e gialli, il suono di una chitarra, profumo di grigliate e il rosso di un robusto vino paesano e l’immancabile pallone… cosa manca per una tipica Pasquetta napoletana? Il tortano o il casatiello?
Il casatiello e il tortano chiudono, dal punto di vista gastronomico, il ciclo pasquale aperto dalla pastiera. Si tratta di due tipi di torte salate che costituiscono il piatto principale del menù di pasquetta. Che si faccia la scampagnata o si rimanga a casa, non è Pasquetta senza una fetta bella grossa di tortano o di casatiello.
In realtà sono molto simili, ma comunque diversi.
Gli ingredienti di base sono gli stessi: farina, acqua, sale e un pizzico di lievito per l’impasto da far lievitare tutta la notte, protetto da un panno di lana.
Al mattino entrano in campo gli altri ingredienti: sugna, cicoli di maiale, salame, pancetta, pecorino, pepe.
Una prima leggerissima differenza è che mentre il tortano si trova in altri periodi dell’anno, il casatiello si cucina SOLO per Pasquetta.
Ma la differenza sostanziale tra i due sono le uova. Già alla vista si presentano diversi, il tortano come una ciambella attorcigliata, ripiena di formaggi salumi e uova sode, che richiama, in un certo senso, la corona di spine di Gesù. Il casatiello invece presenta sulla superficie le uova sode intere, con tuto il guscio, infilate per metà nell’impasto e ricoperte da due striscioline di pasta incrociate.
Una differenza che è sostanzialmente di cottura: nel casatiello le uova cuociono intere in forno, finendo per assumere quel sapore inconfondibile di “uovo arrosto”; mentre nel tortano si utilizzano sode e tagliate a spicchi, distribuite insieme al salame e ai cubetti di formaggio sull’impasto steso a sfoglia, che viene poi arrotolato.
I nomi poi evidenziano due caratteristiche.
Il tortano, dal latino tortilis (attorcigliato) fa riferimento alla forma ritorta.
Il nome casatiello, invece dal latino caseus (formaggio), poi “caso” napoletano (quello del casaduoglio/salumiere), prende il nome equivalente a “piccolo pane al formaggio”.
Le origini si perdono nella notte dei tempi e le prime testimoninze scritte risalgono al 600. Giambattista Basile nel suo “Cunto dei cunti”, una raccolta di fiabe di origine popolare , scritta in lingua napoletana, li cita come piatti di una fama già universalmente attestata in città.
Nella favola “La gatta Cenerentola” Basile descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino:
“E,venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato”.
In conclusione probabilmente uno (il casatiello) è la derivazione dell’altro (tortano) però ha un significato simbolico più evidente
Si racconta di un leggendario fornaio che provò a mettere le uova crude incastonate nell’impasto; le uova erano diventate sode, ed avevano assunto un particolare sapore dovuto al ricco impasto in cui erano immerse.