La uallera (etimolog. dall’arabo “wadara”)

…e te l’abbuffano, e te la rompono, te la trovi in quelle giornate di pigrizia, o ci diventi quando ti vogliono denigrare rispetto a un altra persona

Uno dei tanti significati della parola uallera.... è facile capirlo leggendo questo striscione dei tifosi del Napoli degli anni 60

Uno dei tanti significati della parola uallera…. è facile capirlo leggendo questo striscione dei tifosi del Napoli degli anni 60

Per uallera, in senso “letterale”, si intende l’ernia… ma un tipo di ernia tutta maschile, l’ernia scrotale; da lì in avanti una serie di associazioni ha portato voler associare questa parola al concetto di gonfiore, di pensantezza, fisica e morale, di svogliatezza e, non ultimo, di inferiorità (parecchi ricorderanno un famoso coro da stadio che volava dagli spalti del San Paolo degli anni 60 “Didì, Vavà e Pelè, sìt’ a uallera e Canè”, in cui i tifosi del Napoli relegavano i tre campioni della nazionale brasiliana bi-campione del mondo a piccola cosa rispetto al grande Faustino Canè “o Rey del calcio napoletano di quel periodo.

Ma la cosa più interessante di questo termine è la sua origine; infatti esso deriva dalla lingua araba, in particolare dalla parola “wadara” che significa “ernia” e la cui trasformazione uallera, si riconosce attraverso il dialetto siciliano con la parola vaddara per cui il passaggio sarebbe: wadara – vaddara – uallera;

niente a che fare, quindi, con la ntoscia e la paposcia che sono sinonimi per quanto riguarda il senso figurato della uallera ma che, analizzati, in senso letterale – perchè, ricordiamocelo, il napoletano non è per niente una lingua approssimativa – sono ben diversi; infatti la ntoscia deriva dal greco enthostídia e si riferisce a un tipo di ernia intestinale, invece la paposcia deriva dal latino parlato papùs e fa riferimentoa un generico rigonfiamento della pancia.

Con la speranza di non avervela abbuffata…

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