… Alle Sirene giungerai da prima, che affascìnan chiunque i lidi loro con la sua prora veleggiando tocca.
Chiunque i lidi incautamente afferra delle Sirene, e n’ode il canto, a lui né la sposa fedel, né i cari figli verranno incontro su le soglie in festa…
Le Sirene sedendo in un bel prato, mandano un canto dalle argute labbra, che alletta il passeggier: ma non lontano
D’ossa d’umani putrefatti corpi e di pelli marcite, un monte s’alza.
“… Ulisse giunge sull’isola delle sirene dove ordina ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero maestro della nave, in modo che potesse sentire il loro canto e non essere attratto dal loro richiamo.
L’isola sulla quale abitavano le sirene era arida e rocciosa, su molti scogli giacevano i resti delle vittime, e lo squallido e macabro aspetto dei luoghi contrastava con il meraviglioso canto delle strane creature che vi dimoravano…”
L’isola di Capri da sempre viene identificata come “l’isola delle Sirene” e questa attribuzione si perde tra mito e storia;

Da queste rocce le sirene Partenope, Ligia e Leucosia richiamavano, col loro canto ammaliatore, gli sventurati naviganti
le frequentazioni di epoca preromana si riscontrano sia nella toponomastica (la scala greco-fenicia intagliata nel costone di roccia tra Anacapri e il borgo di Marina Grande) sia con veri e propri ritrovamenti di reperti di epoca greca…
d’altronde proprio la sirena Partenope, sconfitta dall’astuzia di Ulisse, si lascerà morire sulle spiagge di fronte a Capri nei pressi dell’isolotto di Megaride (su cui tanti secoli dopo sarà costruito il Castel dell’Ovo) e darà il proprio nome alla nuova città (Neapolis=Napoli) fondata da coloni cumani arrivati dalla Grecia.